Ad oggi la pulitura di un manufatto storico artistico è ritenuta la fase più delicata e rischiosa di un restauro.
Ma è solo dal novecento, con la stesura delle prime Carte del Restauro che la pulitura ha assunto questo spazio importante tra le varie operazioni. Secco Suardo a metà 1800 aveva iniziato a riconoscere e riservare un’attenzione e tempo maggiori che in passato; nella seconda parte del suo manuale riservava grande spazio al “pulimento dei dipinti” e mostrava attenzione alle novità che la chimica moderna stava introducendo.
In quei tempi la scarsa attenzione alla pulitura (svolta solo da addetti alle operazioni meccaniche) veniva giustificata dalla importanza data alle operazioni estetiche riservate ai pittori. Da qui nasce e si protrae il termine “pittore-restauratore” per indicare la professione e il ragionamento causato dai pochi mezzi a disposizione con i quali era inevitabile creare danni alle opere: “ogni danno può essere coperto o mascherato con l’intervento pittorico”.

Nel XIX era quasi inevitabile creare danni alle opere e quindi indispensabile intervenire in maniera pesante con un intervento estetico.
Però ci furono alcune eccezioni dove si invita alla prudenza e a non applicare miscugli pericolosi con la conseguente perdita dei materiali costitutivi e della qualità pittorica dei maestri. Pietro Edwards aveva posto tra le sue regole del restauro “che per ispedire solecitamente il lavoro non si adoperino corrosivi capaci di togliere la virginità del dipinto e bruciare del colore”.

Nella lunga storia del restauro e della conservazione la pulitura ha attraversato momenti “critici”, con dibattiti forti e posizioni contrastanti. Tralasciando le note cleaning controversy, nell’ultimo secolo ci sono stati eventi importanti nei quali il tema della pulitura è stato affrontato e che possiamo prendere come tappe dell’evoluzione dei pensieri sull’argomento.
Il congresso dell’office international des musées Di Roma (1930) con le prime Carte del restauro e la nascita dell’opificio delle pietre dure e l’istituto centrale del restauro. Il lungo dibattito seguente alla cleaning controversity degli anni cinquanta del novecento tra la “pulitura scientifica” tesa a recuperare il colore originario e la “mezza pulitura”, cioè la ricerca della conservazione non rimuovendo completamente le vernici o altri strati filmogeni.

Il congresso IIC di Bruxelles del 1990 che vide nuove figure che hanno segnato poi la recente storia della pulitura o delle vernici come Richard Wolbers e René De La Rie.
Il congresso di Düsseldorf “surface cleaning” del 2003, mise al centro di ogni processo di pulitura l’intervento sui materiali depositati in superficie, condizione indispensabile anche per eventuali rimozioni di vernice.

Infine il congresso “Cleaning 2010” di Valencia, ha arricchito ulteriormente le conoscenze sui materiali e le tecniche per la pulitura, anche di manufatti contemporanei, mettendo in rilievo i rischi che ancora ci sono.
Fonte: Un approccio alla pulitura dei dipinti mobili – P. Cremonesi E. Signorini Il Prato Edizioni
Comments are closed